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2012 Lentiggini sul sole di Maurice Cotterel e Adrian Gilbert dal libro: "Le profezie dei Maya"
20.04.2012 16:23
2012 Lentiggini sul sole di Maurice Cotterel e Adrian Gilbert dal libro: "Le profezie dei Maya"
Il sole, essendo il corpo celeste più visibile e più familiare di tutti, viene dato in un certo senso per scontato. Eppure che cosa sappiamo, in realtà, di questo progenitore del sistema solare, l'astro che in tante culture antiche è stato considerato il padre degli dei? La disponibilità di moderni telescopi e computer ha fatto sì che le nostre conoscenze sulla superficie esterna del sole si siano accresciute enormemente nel corso degli ultimi anni, eppure ci sono ancora molte cose che non sappiamo e forse non sapremo mai. Cotterell, avendo identificato nel sole, o meglio in un ciclo solare, l'agente principale all'origine dei vari tipi astrologici, era ormai impaziente di vedere quale fosse esattamente l'elemento responsabile degli effetti registrati.
Aveva l'intuizione che si potesse collegarlo con le macchie solari, ma per averne la certezza gli occorrevano maggiori dati. Inoltre doveva saperne di più sul modo in cui le macchie solari influenzano il campo magnetico terrestre. Le macchie solari sono aree di temperatura relativamente bassa sulla superficie del sole: sembrano scure solo perché il resto della superficie solare e ancor più caldo e luminoso. Furono identificate per la prima volta da Galileo, che per osservarle usò uno dei primi telescopi. egli riconobbe che si trattava di macchie sulla superficie del sole e non di semplici satelliti che passavano di fronte al disco solare, giacché a differenza dei pianeti Mercurio e Venere, che a volte passano anch'essi di fronte al disco solare, non sono permanenti, bensì perennemente mutevoli tanto nel numero quanto alla posizione sulla superficie del sole. Alcune macchie durano solo alcune ore, altre invece alcuni mesi, ma prima o poi spariscono tutte. Variano anche nelle dimensioni, e alcune di esse sono abbastanza grandi da risultare invisibili anche a occhio nudo.
Ormai si sa da tempo che le macchie solari non sono fenomeni del tutto casuali. Nel 1843 R.Woolf accertò che esiste un ritmo nel modo in cui le macchie solari appaiono e scompaiono,un ritmo che sembra seguire un ciclo di 11,1 anni. Al principio del ciclo, le macchie compaiono vicino ai poli del sole, poi, man mano che procede, si manifestano sempre più vicino all'equatore. Infine, di solito prima che il ciclo si esaurisca, cominciano ad apparirne altre presso i poli. Comunque il ciclo non è perfettamente regolare e le punte massime, ovvero i picchi, di attività delle macchie solari non sono tutti di uguale intensità. Esistono anche dei minimi estremi, come quelli compresi fra il 1645 e il 1715, quando non si registrarono macchie. In quei momenti il sole abbagliante presenta una faccia pulita all'universo che lo circonda.
Le macchie solari e i Maya
Cotterell aveva fatto molta strada rispetto agli studi iniziali sull'astrologia e sul vento solare. Quella che era nata come una teoria relativamente semplice sul comportamento umano, si era ampliata, dando origine uno studio molto più vasto della meccanica alla base del ciclo delle macchie solari. All'inizio delle sue ricerche non immaginava che il risultato sarebbe stato questo, ma ora gli sembrava di essersi imbattuto in un problema molto più eccitante, forse addirittura inquietante. In sintesi, le fasi cruciali del sole erano le seguenti:
a) 87,4545 giorni (1 bit) = il periodo di tempo impiegato dai due campi magnetici del sole per tornare alla reciproca posizione di partenza;
b) 8 bit = 699,64 giorni (1 microciclo);
c) 48 bit = 4197,81 giorni = 11,49299 anni;
d) 781 bit = 68.302 giorni, ovvero 187 anni (1 ciclo delle macchie solari);
e) 97 x 68.302 giorni = 18.139 anni (1 ciclo completo della curvatura dello stato neutro).
Adesso era quest'ultimo periodo, con le sue suddivisioni, a interessare sempre di più Cotterell. Scomponendolo nei suoi elementi base, si accorse che vi erano compresi cinque periodi che corrispondevano a mutamenti nella polarità del campo magnetico solare e nello spostamento della curvatura dello strato neutro.
Queste fasi equivalevano a:
1) 19x 187 anni = 1.297.738 giorni
2) 20x 187 anni = 1.366.040 giorni
3) 19x 187 anni = 1.297.738 giorni
4) 19x 187 anni = 1.297.738 giorni
5) 20x 187 anni = 1.366.040 giorni
Era a quest'ultimo periodo di 1.366.040 giorni che pensava Cotterell, quando lesse per la prima volta del super numero di 1.366.560 giorni citato nel codice di Dresda. Sembrava troppo simile per essere una coincidenza. Cosa ancora più importante, la suddivisione da lui proposta per il periodo più lungo di inversione della polarità solare sembrava rispecchiare la concezione Maya delle origini.
Come i suoi dati, anche i Maya facevano riferimento all'esistenza di quattro ere precedenti alla nostra, ma in realtà, a quanto pareva, parlavano dello spostamento, o inversione, del campo magnetico solare. Era forse quello il meccanismo nascosto dietro il crollo di un'era e l'inizio della successiva?Leggendo un libro intitolato Early Man and the Cosmos (L'uomo primitivo e l'universo), Cotterell si imbattè in un curioso riferimento a un altro numero Maya,1.359.540. Questo "numero fortunato", piuttosto simile a quello contenuto nel codice di Dresda, si riferisce alla data di inaugurazione del Tempio della Croce di Palenque. Come il "super-numero" di Palenque, si può dividere in non meno di sette cicli del calendario, o planetari, il che significa che ha una valenza rituale più che cronologica. Rendendosi conto che quello poteva essere un indizio importante riguardo al nesso esistente fra i numeri relativi alle macchie solari e il calendario Maya, Cotterell decise di andare a indagare di persona. Ora che senza dubbio era su una buona pista, prese si gli accordi necessari e prenotò un viaggio in Messico. Era un viaggio che avrebbe cambiato la sua vita.
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La decifrazione del codice
Tornato in Inghilterra, Cotterell si mise d'impegno a svelare il mistero dei Maya.
Chiudendosi nel suo studio, si immerse nei libri che aveva portato con sé dal Messico, cercando per tutto il tempo indizi che conducessero agli enigmi centrali della lastra di palenque e del numero sacro dei Maya,1.366.560. Prima di poter fare progressi in questa ricerca, doveva impadronirsi dei segreti del calendario Maya, o meglio dei calendari, visto che ne avevano più di uno. Come abbiamo visto, il più semplice era quello in uso anche presso gli Aztechi,gli Zapotechi, i Toltechi e altri, basato sull'interazione fra due cicli: un "anno vago" di 365 giorni e una "anno sacro" di 260 giorni. L'uso dello Tzolkin di 260 giorni è molto antico. Pare che risalga come minimo al tempo degli Olmechi e ancor oggi viene utilizzato a scopi magici da alcune delle tribù Maya più isolate. Sebbene le sue origini siano oscure, per Cotterell era chiaro che aveva un significato essenziale, al di là dei connotati magici racchiusi nel nome dei singoli giorni, giacché il numero 260 era un divisore tanto del suo numero speciale,1. 366.040, quanto del super numero Maya di 1.366.560 giorni: nel primo caso dava come risultato 5254 e nel secondo 5256. Questo sembrava un fatto significativo. cosa ancora più importante, lavorando a Cranfield Cotterell aveva fatto una scoperta fondamentale. Analizzando l'interazione fra i campi magnetici polari ed equatoriali del sole, aveva scoperto che coincidevano ogni 260 giorni. Questo sembrava confermare il suo sospetto che il sistema numerico Maia fosse connesso ai cicli del magnetismo solare.
Cotterell era particolarmente interessato a scoprire in che modo il Maya e altri intrecciavano insieme i due cicli, cosicché ogni giorno portava due nomi,uno basato sulla sua posizione nello tzolkin e l'altro derivato dall’ "anno vago" di 365 giorni, la combinazione relativa al secondo azteco: un periodo di 52 anni "vaghi" o 73 cicli di 260 giorni, a seconda dei punti di vista.
Per Cotterell il 260 sarebbe diventato con il tempo la chiave della decifrazione del codice del sistema numerico dei Maya. Mentre altri studiosi avevano compiuto la scoperta decisiva che consentiva di tradurre le date delle iscrizioni Maya in altrettante date del nostro calendario, lui era convinto che non esistesse ancora una spiegazione soddisfacente del motivo per cui il Maya russavano cicli della durata rispettivamente di 144.000, 7200, 360 e 20 giorni.
Inoltre si chiedeva perché mai i Maya omettessero dalle iscrizioni l'importante ciclo di 260 anni e per quale motivo attribuissero tanta importanza al 9, come frattanto aveva scoperto.
Cotterell decise a quel punto di inserire la cifra "mancante" di 260 giorni nella sequenza di cicli.
Quindi moltiplicò ogni ciclo per nove, sommò i totali e arrivò ad una risultato significativo: il numero magico Maya, che era praticamente identico al suo numero del ciclo delle macchie solari, 1.366.040.
144.000
9
1.296.000 +
7200
9
64.800 +
360
9
3240 +
260
9
2340 +
20
9
180 = 1.366.560
Cotterell pensava di avere fatto centro, perché si era convinto che il cicli del sistema numerico Maya fossero usati per attirare l'attenzione sull'importanza del ciclo di 1.366.560 giorni.
Inoltre era convinto che le sue teorie sul comportamento del campo magnetico del sole gli fornissero una chiave di comprensione unica dell'importanza astronomica del ciclo di 260 giorni, senza il quale era impossibile decifrare il codice numerico Maya.
Una volta impadronitosi del complicato meccanismo del calendario di base, rivolse la sua attenzione alla famosa pietra del calendario Azteco che aveva visto a Città del Messico.
Leggendo un opuscolo trovato al Museo Nazionale di Antropologia del Messico, aveva appreso che questa pietra celebrava la fede degli Aztechi in ere precedenti. Al centro del disco c'era l'immagine di Tonatiuh, il dio sole, con la lingua sporgente per simboleggiare il fatto che è lui a dare il respiro, ovvero la vita. Per gli Aztechi, i Toltechi e gli altri, tuttavia, il sole non era una entità che si potesse dare per scontata, e non era del tutto benevolo. Erano convinti che avesse bisogno di costanti sacrifici umani per continuare a muoversi, per avere la certezza che non tramontasse in modo definitivo, ponendo così fine alla quinta e ultima era del mondo.
Intorno all'effigie del sole erano disposti simboli che rappresentavano le quattro ere precedenti, ciascuna delle quali era stata posta sotto il dominio di un Dio diverso, e ciascuna si era conclusa, a quanto pareva, con una sorta di cataclisma. Desiderando saperne di più, Cotterell si interessò ai resoconti tardi forniti ai frati spagnoli dai discendenti dei sopravvissuti all'invasione di Cortès. Da questi appariva chiaro che erano andate perdute molte informazioni riguardo ai dettagli sulle credenze precolombiane in materia, ma si era salvato quanto bastava per fornire alcuni indizi su un punto essenziale sul quale si imperniava questa dottrina. Studiando dapprima la storia riferita in un manoscritto anonimo del 1558 intitolato Leyenda de los soles, derivato in apparenza da un paio di documenti più antichi, Cotterell riuscì a trovare le prove della fede in cicli temporali basati su periodi di 52 anni, le cosiddette centurie Azteche. Questo resoconto dava precise indicazioni su periodi di tempo che avevano chiaramente importanza simbolica:
Primo sole Durata: 676 anni (52 x 13)
Secondo sole Durata: 364 anni (52 x 7)
Terzo sole Durata: 312 anni (52 x 6)
Quarto sole Durata: 676 anni (52 x 13)
Secondo questo resoconto, la seconda e la terza era (ovvero "soli"), erano di durata molto più breve della prima e dell'ultima. Una volta sommate, comunque, davano un periodo di 676 anni, pari alla durata delle altre due. Ciò sottintendeva che questi quattro soli erano soltanto tre quarti di un ciclo completo e che sarebbe stata necessaria una quinta era di 676 anni per realizzare un ciclo completo di 52 x 52 anni. Benché interessante dal punto di vista numerologico, questo resoconto non sembrava fondato su cicli cronologici reali e non aveva molto a che vedere con il numero magico Maya,1.366.560. Sembrava piuttosto sottolineare i limiti del calendario Azteco, che non sapeva andare oltre la divisione temporale di base dei 52 anni. Prendendo a esaminare il Codice Latino-Vaticano, Cotterell trovò un resoconto Azteco sulle ere passate molto più completo e a prima vista più misterioso...
di Maurice Cotterell e Adrian Gilbert
SITCHIN
20.04.2012 16:18
Dalla sua interpretazione di alcune tavolette sumere, Sitchin avrebbe dedotto che gli antichi popoli mediorientali venivano spesso visitati da una razza proveniente da un "pianeta vagante", la cui orbita incrociava quella del nostro sistema solare ogni 3.600 anni . I Sumeri chiamavano questo pianeta Nibiru e le due razze che vi abitavano Nephilim e Annunaki. Sarebbero stati proprio loro, secondo i miti sumeri, a creare l’uomo con un complesso intervento di ingegneria genetica. Ora, sembra che le previsioni di Sitchin, da sempre convinto che "Nibiru" stia per tornare, vengano parzialmente confermate dai Remote Viewers. Da notare, inoltre, il riferimento ad uno "scudo spaziale" che i terrestri avrebbero dovuto approntare. È forse il programma americano SDI, chiamato anche "ombrello difensivo" o "scudo stellare"? E come non pensare alle numerose basi sotterranee segrete approntate di nascosto dal governo USA e di cui si ha le prove?Forse la costruzione di queste gigantesche basi è dovuta ad un programma di preparazione all’impatto meteorico di cui avrebbero parlato i Grigi? Se così fosse, viene da pensare che anche i film "Deep Impact" e "Armageddon" (quest’ultimo girato con la collaborazione della NASA) rientrino nel programma di "preparazione delle masse". E nella stessa logica rientrerebbe lo "scherzetto" fatto dalla CNN qualche anno fa, quando nel corso di un normale notiziario diede la notizia (falsa) dell’imminente impatto di un enorme meteorite sulla Terra. Speriamo di sbagliare. Ma è certo che quanto rivelato dai Remote Viewers governativi cancella parecchie "zone scure" del rompicapo per essere solo un caso.
SITCHIN
20.04.2012 16:17
CODICE CIFRARIO " ATBASH "
30.03.2012 19:38Una sorta di lingua astrusa..."Nekkudot" = parte degli alfabetici semitici moderni che non ha vocali.
E usa nekkudot, punti e accenti circonflessi scritti sotto la consonante o dentro di essa, per indicare il suono vocalico che l'accompagna.
Codice Leicester, dal suo nome...Leonardo si servì di questo codice ...una scritta a ritroso e capovolta destra a sinistra in inglese...lingua ritenuta pura...a differenza del latino lingua prettamente della religione cattolica della chiesa romana.
I codici erano usati in ragioni di pensiero in opposizione della chiesa cattolica romana...ad esempio, quando si doveva celebrare il rito della fertilità nel mese di marzo, equinozio di primavera, si adorava il sacro femmineo un rito antico, e come simbolo maschile si adorava Baphomet...HIEROS GAMOS, termine greco (matrimonio sacro) unione del maschile e del femminile un'estasi che ti permette di vedere DIO. Anche se solo per un attimo...gli antichi ebrei credevano che il sancta sanctorum, nel tempio di Salomone, ospitasse non solo Dio ma anche una divinità femminile, potente e uguale a lui, Shekinah. Gli uomini che cercavano la completezza spirituale, si recavano nel tempio per far visita alle sacerdotesse- o hierodule-con cui si congiungevano e avevano l'esperienza del divino attraverso l'unione fisica. Il Tetragramma ebraico YHWH-il nome sacro di Dio- derivava infatti da Yahweh ovvero Geova, androginia unione fisica tra il maschile -Jah- e il nome pre ebraico di Eva -Hawah-o -Havah-.
Il codice Atbash si applica sulle 22 lettere ebraiche: Alef-Beit o Beth-Gimel-Dalet o Daleth-Hei o He-Vav o Vau-Zayin-Chet o Heth-Tet o Teth-Yud o Yod-Kaf o Khaph-Lamed-Mem-Nun-Samech o Samekh-Ayin-Pei o Pe-Tzadik o Sade-Kuf o koph-Reish o Resh-Shin-Tav-. L'ebraico si scrive da destra a sinistra, e non si scrivono le vocali, usando il codice viene questa formula:
A B G D H V Z Ch T Y K
Th Sh R Q Tz P O S N M L
prendiamo ad esempio il nome Baphomet BaPVoMeTh termine corretto in ebraico.
Il codice Atbash ha svelato il mistero che velava il famoso mistero di Sheshach,una città citata più volte nel libro di Geremia e nell'antico testamento...il processo di decriptazione :
Sheshach in ebraico si scrive -ShShK- applicando il codice
BBL, che in ebraico si pronuncia Babel.
La misteriosa città Sheshach altro non era che Babele.
La salvezza attraverso la donna, la fusione con il divino per mezzo della donna.
30.03.2012 19:35Partiamo dalla Francia: il culto al femmineo è predominante...Perché?? Nella frase "Nostra Signora"poi seguirà una molteplice lista di nomi, ma tutti sanno che stiamo parlando della Vergine Maria, colei che generò senza perdere la verginità, un concepimento divino che la chiesa, decreta comprovandola con i testi sacri da lei autenticati, ma proviamo un attimo a mettere in discussione questo dogma...
Il culto mariano si è sviluppato contemporaneamente alle tematiche della "fine amur" amor cortese. Sono due aspetti della stessa realtà, ma non dovremmo dirlo...perché si darebbe prova di malizia, e io passo già abbastanza per agnostico incallito. Osare un paragone fra Maria, madre di Gesu', con una dama delle corti d'amore, non è nemmeno un sacrilegio: è una manifestazione di violenza antireligiosa degna di scomunica. Detto questo...eppure...la storia è ricca di narrazioni riguardanti la "Nostra Signora". La Francia è uno stato con la più alta concentrazioni di chiese, cattedrali, santuari, la cosa non può passare inosservata, basta pensare che cosa rappresentano tali costruzioni, altro non sono che focolari domestici allargati in una più grande famiglia, dove sono dibattuti argomenti elevati spiritualmente e non solo anche politicamente, quindi era un sito dove venivano prese decisioni riguardanti la vita sociale della comunità intera. Il sacerdote è chiamato servo del Signore quindi ne fa' le veci in sua assenza, ed è anche il custode dei suoi beni.
Dalla più maestosa cattedrale alle più modeste ma altrettanto misteriose cappelle di campagna, ai santuari desuete, si respira un aura magnetica vivente incomparabile testimonianza della trascendenza che si stabilisce fra l'umano e il divino. Noi siamo alla ricerca del Graal, il Sacro Contenitore.
Se la storia ci ha donato una traccia proviamo ad accoglierla...un contenitore, ma per che cosa?
conosciamo tante storie sul Sacro Calice,ma non sappiamo molto cosa deveva contenere...molti ci raccontano che fu' sercita nell'ultima cena...altri dicono che servi' a contenere il sangue quando fu' crocifisso...mentre negli ultimi anni ipotizzano una discendenza,teoria che ha fatto infuriare la chiesa, l'idea è partita dalla parola "Sangreal...Sang Real...San Greal...Sangue Reale...Santo Graal"
ma si tratta del sangue che purifica i nostri peccati e ci rimette in comunicazione con Dio! oppure il codice genetico ci consiglia una sorta di albero genealogico? la prima è vissuta nel tempo sotto la guida categorica ed indiscutibile della chiesa ,la seconda sviluppata con tecnologia scientifica,sappiamo tutti bene che non scorre buon sangue tra chiesa e scienza...
Noi optiamo per la scienza...senza nulla togliere alla religione cattolica,ed è inutile ripetersi che la Chiesa è anche una istituzione umana. ipotizziamo............
La storia ci insegna che per secoli la donna ha avuto un ruolo marginario rispetto all'uomo