A DAMNATIO MEMORIAE "UNA CONDANNA DELLA MEMORIA"
Una regola che si accaniva su statue e monumenti, era praticata dagli antichi egizi, era all'ordine del giorno nell'impero romano, accompagna ogni cambio di regime, censurando momenti storici.
Tra i casi più antichi c'è né uno al femminile, quello della regina egizia Hatshepsut, circa 3.400 anni fa statue ed affreschi che la ritraevano furono presi a martellate e il cartiglio con il suo nome in geroglifico fu rimosso dalle liste dei faraoni, perché il ricordo si tramandava in questo modo, sradicandone ogni memoria. Fino a qualche anno fa l'accusato Thutmosi III, nipote della regina, riuscì a salire al trono solo dopo 20 anni di reggenza assoluta di Hatshepsut, per vendicarsi di quella frustrante anticamera, avrebbe cancellato ogni traccia della zia.
Recenti ritrovamenti nella Valle dei Re, in Egitto, fanno però pensare che la strage di statue sia avvenuta, quando Thutmosi era già mummia. Per l'egittologia francese a tentare di cancellare la regina dagli annali egizi fu il clero di Abydos "città santa" del dio Osiride. La regina aveva preferito sponsorizzare il culto di Amon, dirottando fiumi di fedeli (e di risorse) verso la rivale Karnak.
Ma un'altra possibilità fa pensare che, in Egitto era frequente sostituire, sui monumenti, i cartigli di un faraone defunto con quelli del suo successore, questo era un modo di far sue le proprie conquiste.
Nel mondo antico le statue erano spesso considerate un doppio dell'individuo, esistevano culti collegati alla trasmissione della memoria, ma anche rituali magici che avevano lo scopo di cancellare il ricordo dei nemici. La censura postuma non era, infatti, un'esclusiva dell'Egitto, a Ninive( attuale Iraq) è stata trovata la statua in bronzo di un re accadico con le orecchie mozzate e un occhio cavato, questa era la pena riservata ai criminali accanto ad altre perfettamente conservate.
Un esempio di "Damnatio Memoriae" risalente al 2350 a.c. forse il più antico esempio, scalpellare gli occhi dell'effige reale serviva a colpire,simbolicamente, la parte del corpo che si credeva pie attiva e pericolosa dal punto di vista magico.